Nico Acampora: "Con PizzAut diamo speranza e futuro ai giovani autistici"

Pubblicato 27.04.2023 - Ultima modifica 19.02.2024
PizzAut
Indice dei contenuti
  1. 💡 Dal sogno al successo
  2. 🗓 Una partnership utile

Oltre ad essere una persona empatica e creativa, Nico Acampora è anche il papà di un figlio autistico. Proprio per questo si è inventato PizzAut, ristorante sociale in cui far lavorare giovani nello spettro autistico. A TheFork racconta le origini delle sue idee, la sua passione ma soprattutto il futuro che ha in mente.

Tutto parte da un sogno, nel senso (quasi) letterale del termine: "PizzAut nasce fondamentalmente una notte. Sveglio mia moglie all'una e mezza e le dico: 'Dobbiamo aprire un ristorante gestito da ragazzi autistici'," racconta Acampora: "Lei mi guarda e mi dice: 'Domani mi sveglio alle 5.30 quindi dormi per piacere'." Invece la determinazione è già tutta lì: il giorno dopo "mi son messo alla scrivania e ho inventato il logo PizzAut e lo slogan Nutriamo l'inclusione".

Nonostante gli scetticismi iniziali, parte un'avventura che ha delle motivazioni ben precise: "Quando hai un bambino autistico ti accorgi di un sacco di cose: andare fuori a mangiare una pizza, per esempio, diventa impossibile perché mio figlio ha a volte dei comportamenti originali e quindi le persone ti guardano male", confida Acampora, ricordando che essendo "normoapparenti", cioè con nessun segno esteriore di neurodivergenza, i giovani autistici vengono spesso bollati come bizzarri o addirittura maleducati: "Così abbiamo iniziato a invitare tanti amici a casa nostra per creare a mio figlio una zona di comfort. Mia moglie faceva la pizza assieme a lui che le dava una mano per gioco. E io mi sono detto: se lo può fare lui, lo possono fare anche i ragazzi più grandi".

💡 Dal sogno al successo

Quell'intuizione è quindi diventata una realtà: "Abbiamo questo ristorante a Cassina de' Pecchi dove oggi, per venire una sera, devi prenotare con circa tre mesi di anticipo. E poi stiamo per aprire un secondo ristorante a Monza" (nel frattempo il ristorante di Monza è stato inaugurato alla presenza del presidente Mattarella, anche se aprirà ufficialmente i battenti nelle prossime settimane). C'è anche una chiara idea di futuro: "L'idea è quella di realizzare un franchising, la prima catena di ristorazione sociale al mondo, non esiste niente di simile", dice Acampora, ribadendo però che l'autismo è in mezzo a noi più di quanto pensiamo: "In Italia ci sono 600mila persone autistiche, nasce un bambino autistico ogni 77 bambini, sono dei numeri impressionanti e per i nostri figli non c'è niente. Il lavoro soprattutto è una chimera: su 600mila ne lavorano meno del 2%".

Forse proprio per questo l'intuizione di PizzAut è stata particolarmente efficace, tanto da attirare proposte da ogni angolo: "A oggi abbiamo richieste da tutta Italia per aprire PizzAut, ma anche dagli Stati Uniti e persino da Melbourne, Australia. Una mamma si è fatta 15973 km per venire qua e dire che, avendo un marito ristoratore e un figlio autistico, le sarebbe piaciuto aprire un PizzAut", racconta ancora lui.

🗓 Una partnership utile

In questo percorso di crescita è stata importante anche la partnership con TheFork: "Prima prendevamo le prenotazioni online, gestite poi in modo volontario dalle mamme dei miei ragazzi. Quando abbiamo scoperto TheFork è cambiata la vita del ristorante e di tutte le mie volontarie, facendo guadagnare tempo e spazi di vita", ricorda sempre Nico Acampora: "E per noi ha sistematizzato il lavoro, aumentandone anche la qualità, oltre alla qualità della vita dei volontari e dei tempi d'attesa dei clienti".

I feedback dei clienti sull'utilizzo di TheFork sembrano essere molto positivi, soprattutto su alcuni aspetti come le liste d'attesa: "Molti le apprezzano, perché in un ristorante in cui ci vogliono 90 giorni per prenotare, c'è sempre qualche disdetta". C'è stato anche il caso eclatante di una prenotazione da 150 posti cancellata all'ultimo ma subito rimpiazzata anche grazie al tan tan sul web: "Un'associazione di volontariato aveva prenotato per 150 posti ma c'è stato un misunderstanding", ricorda Acampora senza voler colpevolizzare nessuno: "Alle 23 del sabato abbiamo fatto un post su Facebook: quella stessa notte tutti e 150 posti sono stati occupati, è stato bellissimo avere la tecnologia giusta per dare la possibilità alle persone di fare un'esperienza da PizzAut".

Episodi come questo, ma in generale l'attenzione e la disponibilità dimostrata negli anni alla sua impresa, hanno convinto Nico Acampora che tutti gli ostacoli possono essere superati: "Quando siamo partiti ci hanno detto che sarebbe stato impossibile fare un ristorante gestito da persone autistiche", sottolinea lui con orgoglio: "Oggi ho 19 ragazzi che lavorano per me e con me a Cassina de' Pecchi, a Monza saranno altri 25. E speriamo con il franchising di dare speranza, dignità e futuro ad altre centinaia di ragazzi e ragazze autistici".

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