Chiusure e ristori: qual è la situazione in Europa?

Pubblicato 09.02.2021 - Ultima modifica 11.02.2021
Chiusure e ristori: qual è la situazione in Europa?

È da quasi un anno ormai che i ristoranti italiani vivono uno scenario drammatico di chiusure totali o parziali. Ovviamente è una situazione che accomuna le attività di ristorazione della maggior parte dei Paesi europei, anche se a differire sono le misure più o meno decise applicate al settore nelle diverse nazioni.

Per dare un quadro più completo del contesto che si sta attraversando la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha realizzato con Confcommercio una ricerca che fotografa la situazione europea mettendo a confronto le limitazioni messe in campo ma soprattutto i sostegni economici e sociali predisposti dai vari governi nazionali. Secondo questo documento, che copre il periodo che va da novembre 2020 a oggi, il 90% degli esercizi pubblici europei è stato obbligato alla chiusura, mentre il restante 10% lavora con limitazioni orarie.

Come sono intervenuti in Francia e Germania

Tutti sulla stessa barca, quindi, più o meno, anche se la differenza sostanziale, secondo Fipe, sta nel sostegno ricevuto della autorità governative. Confrontando il caso italiano con quello di due paesi simili come la Francia e la Germania, emergono delle differenze. Per quanto riguarda l'affitto dei locali commerciali, per esempio, il governo tedesco non ha predisposto dei correttivi, mentre quello francese è intervenuto con un credito d'imposta del 50% del valore dell'affitto ma solo per il novembre 2020; meglio l'Italia che ha garantito il 60% del canone nel periodo tra ottobre e dicembre 2020, a cui si aggiunge il blocco degli sfratti.

Fra gli altri interventi vistosi vediamo quello della Germania nel taglio dell'Iva dal 19% al 7% sui prodotti food (in vigore fino a metà 2021), mentre l'Italia ha approntato il Bonus centri storici e anche il Fondo filiera ristorazione, per incentivare gli acquisti locali. Si è intervenuti anche sulle casse integrazioni, comuni ai tre paesi in esame, mentre diverso è l'approccio sui contributi previdenziali, che in Italia sono stati sospesi mentre in Francia differiti e in Germania in alcuni casi rimborsati.

Ristori e riaperture

Sul capitolo ristori, invece, nascono le divergenze più ampie: se in Italia si calcolano gli aiuti economici raffrontando con i guadagni di aprile 2019 (mossa molto criticata) e coprendo fino al 20% delle perdite, in Germania si interviene a scalare (fra il 75% e il 30%) sulle perdite dei mesi di chiusura rispetto agli stessi mesi dell'anno prima. In Francia la distribuzione è ancora più complessa, ma ad accomunare ancora una volta sono i dubbi sulle tempistiche di arrivo di questi fondi.

La situazione è ovviamente molto fluida e in divenire: molte delle scadenze fiscali o per le richieste di aiuti da parto dello Stato sono scadute in molte realtà europee e il loro rinnovo o la loro modifica dipenderà molto dall'evolversi del quadro sanitario delle prossime settimane. Una sola certezza emerge anche dal rapporto Fipe: per evitare ulteriori danni a un settore così duramente colpito come quello della ristorazione è necessario approntare un piano graduale e coerente di riaperture.

 

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