Contro la violenza sulle donne valorizzare il talento femminile sempre

Pubblicato 25.11.2021 - Ultima modifica 25.11.2021
25 novembre

Anche questo 25 novembre ricorre la Giornata contro la violenza sulle donne. Non si tratta di certo di una festa, bensì di un momento molto simbolico e doloroso in cui ricordare che ancora oggi troppe donne in Italia e nel mondo finiscono vittime di violenza, soprattutto da parte di uomini loro vicini. Negli scorsi mesi nel nostro Paese si è contato un femminicidio ogni tre giorni.

I rimedi a questo grave fenomeno possono essere tanti, a partire dalla valorizzazione della dignità e del talento femminili in ogni ambito, compreso quello della ristorazione.

Per tradizione il mondo della cucina professionale e dei ristoranti è stato sempre a dominanza maschile: maschi sono sempre stati i grandi chef, maschi i più importanti  critici gastronomici, maschi la maggior parte dei lavoratori nelle cucine o nelle sale. Il che è anche un paradosso, visto che nell’ambito domestico è sempre stata la donna (la moglie, la madre) colei che era ed è destinata alla cucina e alla cura della tavola.

Dati in crescita

Ma le cose stanno lentamente cambiando e in modo anche piuttosto marcato. Secondo un sondaggio condotto da TheFork, tra lo scorso febbraio e marzo, il 51% dei ristoratori dichiara di avere una chef donna, mentre il numero medio di donne impiegate in cucina è pari a 1,3. Il dato sale a 2,2 se si considera la media di lavoratrici attive in altre funzioni presso il ristorante stesso: dalla sala all’amministrazione. Una tendenza che si è vista anche negli scorsi TheFork Restaurants Awards: New Opening, dove sono state molte le nuove aperture e le nuove gestioni a conduzione femminile.

Esempi illustri, problemi concreti

Sempre in quel sondaggio, TheFork aveva chiesto ai propri utenti dei nomi rilevanti secondo loro nel mondo della ristorazione: sono emersi nomi di grandi chef donne come Antonia Klugmann, Cristian Bowerman e Rosanna Marziale; ma anche food influencer come Benedetta Rossi, Benedetta Parodi, Chiara Maci, o esperte di vini come Arianna Viannelli. Spazio anche a pasticciere come Debora Massari, Stella Ricci, Marta Boccanegra e pizzaiole come Teresa Iorio, Maria Cacialli, Isabella de Cham.

Insomma il talento femminile nel mondo della ristorazione italiana non è certo assente, ma siamo ancora lontani - così come altri paesi, bisogna dire - da un’effettiva parità e uguaglianza di genere. Perché dare un risalto equo e opportuno alle donne in ambito lavorativo significa riconoscere loro una dignità, un’indipendenza e un valore che si ripercuote a cascata su tutto il tessuto sociale e culturale. Solo con la piena uguaglianza, al di là di ogni discriminazione economica e sociale, si potrà eliminare alla radice un pensiero che ancora relega le donne a vittime sacrificali di un sistema ancora fin troppo ingiusto. E si può iniziare nel piccolo di ognuno di noi, nelle nostre cucine, nelle nostre sale, nei nostri ristoranti. 

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